

Lippi: Pittura come testimonianza di vita
Giuseppe Lippi: stò parlando di un pittore di talento che sta'
tentando di non "ripetere" il mondo, le tecniche, le poetiche degli
artisti che lo hanno preceduto, e specialmente in terra versiliese. Una
terra che coltivò i fremiti solari di una pittura toscana a macchiaiola
prima di far proprie le inquietudini di una stagione novecentesca
illuminata dalla disperazione di Lorenzo. Lippi ha pagato il suo scotto
giovanile in anni non lontani, ma l'abbandono del figurativo si
presentava come un dato culturale non evitabile tanto era urgente una
ribellione visuale che diramasse linee eleganti e segni lunghi verso
vari punti di fuga. E anche il colore doveva mutare le sue fastose e
liriche allusioni rivierasche per stemperarsi in un'apparente disordine
grigio-nero che significasse scavo e informalità. Le belle figure
andarono smarrendosi ben aldilà dei quaderni compiacenti dei pittori di
maniera per essere sostituite da rappresentazioni formali di più
complesso respiro,da tele laceranti per tensioni e tagli e fughe verso
una interiorità tutta concettuale.le motivazioni erano gli impulsi,le
sollecitazioni esistenziali dell'ambiente e della storia, le perplessità
circa l'esistere del vero e del giusto,e anche le passioni fugaci per
una bellezza notoriamente infedele.ne è venuta fuori una tensione
cromatica rivolta all'alto e al basso, a destra e a manca,alimentata da
una luce che continuamente annulla il nero mentre lo esalta a
significati misteriosi e mentre intorno aleggia la memoria di antiche
marine paesaggi barche e fiori quali elementi spogliati totalmente di
sembianze figurative per proporsi come intrecci di steli variegati di
bianco e nero.
(Dino Carlesi, 1998) |