Giancarlo Micheli

 

 

 

Giancarlo Micheli ( Viareggio 1967 )

Scrittore e poeta, vive a Viareggio.

Si dedica alla scrittura da circa vent'anni.

Ha pubblicato: il suo primo racconto "Fuckingfist"

(2004 Baroni Editore) e le sue prime poesie

nell'antologia "L'ora d'aria dei cani" (2003)

raccoglie parzialmente il frutto del lavoro

del gruppo omonimo fatto di letture pubbliche di testi poetici

con accompagnamento musicale e videoproiezioni)

"Canto senza preghiera" (2004, la prima raccolta di poesie)

il suo primo romanzo "Elegia provinciale" (2007)

Il romanzo prende spunto da un episodio particolare della biografia di Giacomo Puccini, e narra le vicissitudini che condussero, durante il mese di gennaio dell'anno 1909, al suicidio della domestica di casa Puccini, Doria Manfredi. Il triste caso si compì mentre il maestro attendeva alla composizione della Fanciulla del west, e il romanzo Elegia provinciale accompagna il musicista lungo un ansioso itinerario alla ricerca dell'ispirazione creativa: da Boscolungo Pistoiese a Torre del Lago, da Parigi a Londra. Dipanando le dinamiche esistenziali che legano i varii componenti della famiglia del musicista e gli abitanti del borgo di Torre del Lago, la narrazione mette in luce alcuni nessi sociologici proprii di un'epoca di passaggio, che coinvolge la popolazione in traumatici mutamenti. Al principio del secolo scorso, in un territorio ancora selvaggio, su cui è insediata un'economia di tipo semifeudale, alcune famiglie della ricca borghesia dell'industria, nonché alcuni artisti di già acclarata fama, scelgono le sponde del lago di Massaciuccoli per edificare un patrimonio di residenze di villeggiatura, dove godere i conforti della serena amenità del luogo. Alcune famiglie autoctone, famiglie di proletari che fino ad allora avevano galleggiato sulla palude di un'economia di sussistenza, estenuandosi in una bracciantile miseria, prestando a giornata la loro opera nei campi dei Borbone o dei marchesi Ginori, alcune famiglie si legano ai nuovi residenti borghesi, dai quali ricevono il dono ambiguo di un'equivoca emancipazione sociale. Tra queste è la famiglia Manfredi, cui appartiene la giovane Doria.
La patria, tra estetizzazioni decadenti, secolari arretratezze e regressioni moderniste, pregiudizi classisti e superstizioni religiose, vuole avere parte all'innegabile rivoluzione che sconvolge in quegli anni l'Europa, la seconda rivoluzione industriale. Dall'illustrazione di tali presupposti il romanzo si addentra nelle ragioni e nella sostanza dei germi di un colonialismo interno di stampo nazionalistico, la cui cifra autentica si coglie su scala continentale. Nella scrittura ho voluto dare testimonianza di tale sconvolgimento, rispecchiarlo nelle scelte letterarie che ho adottato per rivivere la genesi della nostra lingua moderna, debitrice di tanto numerosi apporti esterni, elargiti in maniera tutt'altro che incruenta lungo secoli di invasioni e sfruttamento; ad elementi vernacolari, abbondanti nell'idioma dei personaggi, ho voluto pertanto accostare nell'italiano del narratore clausole in lingue straniere, affinché costituissero l'indice di tale processo, multipolare e stratificato. Ho inteso costruire nella struttura del romanzo un mondo vivo e autonomo, dove i personaggi nascano liberi nella loro umana complessità, soggettiva e intersoggettiva, e non rispondano ad istanze estrinseche, non siano i rappresentanti anonimi e disanimati dei miei convincimenti personali o delle ideologie delle quali, al pari di ciascuno, sono la vittima parzialmente consapevole. Mi sono, forse, attenuto alla lezione di un grande teorico del romanzo, Michail Bachtin, il quale esortava a far consistere il principio estetico-compositivo dell'opera con la posizione etica dell'autore. Ciò dà vita ad una mondo, dove i personaggi agiscono e interagiscono, gioiscono e soffrono, non per apparire nella camera di giudizio della memoria, pubblica o privata, ma per dare testimonianza di sé, autentica di sangue e sentimenti.
Quel che preme nel tessuto narrativo è la sostanza umana, la descrizione degli effetti di remote e soverchianti forze sociali sulla vita degli individui, sulle loro passioni, i loro pensieri e i loro sogni.
Un altro aspetto affrontato nel testo è quello della metamorfosi che interviene nelle concezioni artistiche al principio del ventesimo secolo. Quella del maestro Puccini, dedito a rinnovare la tradizione del melodramma musicale italiano in un dialogo serrato con wagnerismo e impressionismo, è una figura in qualche modo paradigmatica, nel suo irrequieto tentativo, e non sempre fruttuoso, di armonizzare l'arte e la vita. La sua esperienza artistica ed esistenziale ci insegna qualcosa a proposito del presente, laddove si imbatte nei nodi intricati che stringono realtà e rappresentazione, e prefigurano la imperante e pervasiva società dello spettacolo, anonima produttrice di non trasparenti ricchezze, nonché di consumabili catastrofi, attuali e future, pubbliche o private.

Giancarlo Micheli

"Indie occidentali" secondo romanzo ( 2008 edito da Campanotto )

Aurelio ed Erminia partono per il nuovo mondo guidati dal desiderio di progredire umanamente e donare alla propria figlia appena nata un avvenire più confortevole e degno. Entrano, dapprima, nell’ombra protettiva di una sorta di ambiguo capo clan, un intermediario tra la forza lavoro, provata dagli stenti e sovente dalla fame, e imprenditori senza scrupoli, facilmente inclini a compromessi con il crimine. Faranno, quindi, presto le spese della loro ingenuità, della loro ignoranza delle dinamiche violente e spietate che informano i rapporti nella comunità che li accoglie. Soltanto al vaglio di un viaggio infernale, che li condurrà nei tormenti degli stockyards di Chicago e nei malsani opifici dell’industria tessile del New Jersey, essi coronano il loro percorso iniziatico, acquistano consapevolezza di sé e la capacità di agire assieme agli altri per affermare valori condivisi e di progresso umano. Questa è la chiave utopica del racconto che Micheli sviluppa con meticolosa cura artigianale, da scrittore per vocazione; consiglio, dunque, una lettura riflessiva di questo romanzo, proporzionata alla cura che è stata impiegata nello scriverlo. Il libro ha ricevuto il patrocinio della Provincia di Lucca, della Fondazione Cresci per la storia dell’emigrazione italiana e della Confederazione Generale Italiana del Lavoro. L’immagine di copertina è stata gentilmente concessa dal Museo nazionale del lavoro degli Stati Uniti (American Labor Museum/ Botto House National Landmark, Haledon NJ). 

Nello stesso anno pubblica la sua seconda raccolta di versi

"Nell'ombra della terra" con l'editore Gabrielli.

Percy B. Shelley il cuore e l'ombra viva ( 2008 Pezzini editore )

Percy B. Shelley il cuore e l’ombra viva è una raccolta collettanea di testi e riflessioni sulla poetica del grande romantico inglese curata da Giancarlo Micheli per l’Associazione BAU, che nell’autunno 2006 ha promosso la rassegna “Percy B. Shelley il cuore e l’ombra viva” sul luogo dove fu cremato il corpo del poeta, coinvolgendo artisti, scrittori, musicisti, uniti da una comune percezione della contemporaneità del suo pensiero. Il volume documenta l’evento e propone nuove riflessioni sulla poetica di Shelley.

"La grazia sufficiente" ( 2010 Campanotto Editore, Collana Zeta Narrativa)

che affronta un viaggio narrativo al tempo dei primi contatti tra le culture occidentale e orientale, alla ricerca di una vita umana e sensibile, equanime e felice nei limiti della necessità. Una fuga dell'Europa del cinquecento devastata dai conflitti religiosi e dal potere monocratico del medioevo giapponese. Una navigazione lungo le contraddizioni della storia, orientata, sotto le costellazioni delle differenze, verso il congiungimento dell'azione alla memoria, del desiderio alla realtà.

Ha collaborato alla realizzazione della mostra-evento

La vita agra - l'arte del resistere dal 1943 al 2003

Dal 2003 partecipa alle iniziative dell'associazione culturale BAU

che promuove la produzione e la distribuzione

dell'omonimo contenitore di arte e cultura contemporanea.

Ha partecipato a varie edizioni della rassegna nazionale di poesia

"Altramarea", ideate e dirette dal poeta e filologo Angelo Tonelli.

Alcuni suoi versi figurano nelle antologie della rassegna,

Altramarea – poesia come cosa viva (Campanotto, Udine 2006)

e Atti di Altramarea e Argonauti nel Golfo degli Dei 2009

(Arcipelago, Milano 2009),

nell'antologia L'ora d'aria dei cani (Baroni, Viareggio 2003)

nonché sulle riviste Poesia di Crocetti, Isla negra

The waters of Hermes, Pagine, NLE.

Altri suoi testi sono comparsi sulle riviste Zeta, La Mosca di Milano, Alleo.

Ha realizzato alcuni video operando ibridazioni dei formali

e delle fonti luminose in direzione di una ricerca di realismo lirico:

La realtà è quello che è? (1996)

L'amour fou (1997) - La terra desolata (1997) - Rendering (1998)

Res accendent lumina rebus (2001) Impressioni n. 16 (2002)

all'interno del Laboratorio Cinema del Comune di Viareggio)

La colpa della troia è che i porci la pagano (2002)

Il sangue sulle spighe (2003) - Memoria e resistenza (2004)

Coltiva passioni anche nel teatro: nel 2004 ha lavorato, assieme a

Paola Lazzari e Pierfrancesco Biasetti,

alla messa in scena dell'atto unico Parti di guerra

(con suoi testi e musiche di Antonio Agostini)

e del monologo La confessione

( testi suoi e di Sandro Luporini, interprete Paola Lazzari )

 

               Italia


Dal declino al nascente
                        I
In quest’epoca in cui il nulla si testa
In testa a testa e testamenti
Di tutto ciò che appare essere stato
In quest’epoca di poca testa a troppi testi
In esubero con assai grama esuberanza
Quando disillusione subissa la speranza
Che qualcosa sia così com’è
Al di là degli interessi
Che maturano tra neuroni depressi
Tra nani in punta di piedi e cavalli bassi
Che rimpinguano le fila agli ottimati
Guadagnandone i pessimi primati
In quest’epoca di modica umanità
Dove il profitto è tutto ciò che non ci basta
In questo regressivo affaticare
La fibra della vita
Amo offrire ciò che intatto resta
Il sorriso di un bambino
Un movimento nel cuore genuino
A ciò che mi è gradito
Per il merito di non ancora essere stato
                       II
È ben triste doversi rassegnare
Al fatto che all’amore
Non dà maggiore cura il cuore
Ma l’intelligenza
Dipende dalle mille scelte quotidiane
Per cui si divide il fiato e il pane
È ben triste che non ci sia grandezza
Di foresta pluviale e d’altipiani
Nell’esigua officina dei piaceri
Che la nostra civiltà allestisce
Per le sue domestiche necessità
Andiamo ancora assieme
Nel nostro luogo ignoto
Che all’altro resta incompreso
Abitiamolo perché si dia a noi stessi
Sempre ed ancora nuova
Nell’essere la possibilità
                       III
In veneree avversità si versa
Sulla soglia di un invariabile venerdì
Quando dal costato del pomeriggio
Prendiamo tempo senza speranza
Da rivendere a prezzo d’occasione
E tanto ci rimane nel sangue che a sera
Colora i nostri sguardi e li avvia all’oscurità
Cosicché risparmiati si lamenta
La morte intempestiva nel cui Lete anteriore
Una volta per tutte ci lavammo le coscienze
Tanto da andarne in fumo
Come i sogni che al mattino
Dimenticammo di sognare
Sia detto a favore di chi vive
Che l’abitudine all’equivoca immortalità
Di cui illude l’esser stati risparmiati
Fa capaci di peggiori mostruosità
Di quante non ne tolleri il senso comune
Cosicché l’uomo che in solitudine si allontana
Non pare essere stato ragionevole né giusto
E del resto non può esservi di intenti comunità
Né tanto meno di conseguimenti lungo un tempo
Che seguita a scadere fino al compiuto
Istante vuoto del quale si corona
Un destino insanabile e fatuo
A dispetto del quale ad alcuni pare che basterebbe poco
Per invertire il flusso inconsistente
Di tale circonfuso e tetro niente
Quando la terra eiacula idrocarburi
Per il godimento andante di contabili registratori
Senza dar adito a collaterali e perturbanti
Pensieri ed azioni memorabili
Di modo che anch’io ho dimenticato
Il senso del discorso e tu che lo esprimevi
In silenzi o con succinte frasi o ampie dissertazioni
Abbastanza perché entrambi ne fossimo coinvolti
Ciascuno nei suoi modi e nelle sue affezioni
                               IV
Quanto mi è cara la chitarra dei vostri passi
Tanto da allungarvi nel suono a contenere il mondo
Che nei vostri occhi ha viaggiato e ancora
Verrà alla terra pura che abbiamo immaginata
Quanto mi rende saggio godere della vostra
Felicità e renderle la grazia della testimonianza
In un alito di danza attorno al movimento
Quando si perfeziona ciò che colgono le nostre mani
Quello che percepiamo al di là del mero essere stato
Un lieve moto una vibrazione mutevole pietra del paragone
Che nella musica a riconoscersi conduce
La nostra mano la falange la cellula epiteliale
La particella ed il bosone di cui siamo
La parte apparente
È importante non dimenticare che è sostanza
Quella sottratta in merce al demente orgoglio
Che vuole far di sé rifiuto per altro
Distruggere e oltraggiare con gran sperpero
Di congegni cognitivi e chiavi di decesso
Che almeno si salvino i dettagli
Quando la forma già data giace
Sulla tavola anatomica della spettacolare società
Per questo non ti è rifugio
Nel tuo crogiuolo alchemico a buon mercato
Ché il mercato non può esser buono
Né alla fiera dell’antiquariato né tanto meno
In fattispecie di bestiario dell’arte
Quello nella cui carne la forma crolla
Nella coprente macerie di discrete
Soluzioni finali e tiepidi orgasmi
Di finanza creativa dove siamo capitati?
Da qualche parte sull’asfalto lucido
Dove forse un nuovo diluvio è cominciato
Un’immagine di te si riflette
Incerto riverbero di luci
In maggioranza artificiali
Non avere paura
Entra nel tuo specchio nella tua porta
Abbraccia il tuo uomo o la tua donna
Bacia il tuo bambino

 

 

Prima della Pioggia 

 

Al matrilineare richiamo dei passeri

Nell’aria catafratta d’azzurro

Sotto asili di embrici e pergole

Si risvegliarono

E un’odorosa brezza sentiva

Le labbra delle finestre schiudersi

Dentro era tutta una febbre di corpi

A spogliarsi di settimane e di mesi

In un’ombra cortese sedevano

Tra le ringhiere ed i muri sbreccati

Dove giocavano il sole e la pietra

E si dicevano in gran segreto

Di voler far crescere l’erba

Dal cortile all’eternità

 

(giugno 2005)

 

 

 

 

Siti web di Riferimento

http://novarubedo.blogspot.com

http://www.facebook.Giancarlo Micheli

 

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Aggiornato il: 08 marzo 2016